Rivoluzioni silenti e nascoste ma non per questo prive d'effetto. L'entrata in politica di Berlusconi, senza alcuna nota di giudizio, è stata forse, dal dopoguerra a oggi, una delle più importanti rivoluzioni per l'assetto socio-politico del nostro paese. Il primo saliente effetto, forse trascurato da molti, è stato lo scardinamento della cosidetta riferibilità diretta al voto di classe; il modello capitalista berlusconiano diventa espressione politica o certamente aspirazione del ceto medio e anche di buona parte del proletariato avanzato. Infatti chi, soprattutto agli albori, ha votato Berlusconi non era colui che si riconosceva in lui ma chi avrebbe voluto essere come lui. Di contro, buona parte del naturale elettorato berlusconiano borghese è andato traghettando, sempre più, verso posizioni meno competitive e maggiormente sinistroidi, compresa buona parte dell'espressione del capitalismo "illuminato" italiano. Questo è stato il vero passaggio di boa; la sinistra Italiana, oggi, non ha più voti perchè sono ormai 10 o 15 anni che li perde, più precisamente da quando il suo naturale elettorato ha smesso di lottare per una rinnovata coscienza di classe, retaggio degli anni '70 e '80, preferendo seguire l'aspirazione proiettiva del salto sociale ed economico.
In Italia, oggi, il problema della compagine politica d'opposizione e della sua assoluta deludente presenza è quello di essersi resa conto, troppo tardi, che i propri interlocutori sociali stavano cambiando e che per parlare di sinistra bisognava girare la testa a destra.