martedì 30 giugno 2009

La Regione Siciliana funziona con... 21 Mila stipendiati

Il tema degli ultimi mesi, bandiera della politica riformista del Governatore Siciliano Raffaele Lombardo è il taglio agli sprechi. Ma prima di tagliare gli sprechi forse è il caso di iniziare a tagliare chi spreca.... infatti se anche la Regione siciliana adottasse gli stessi parametri della burocrazia dello Stato ben 1.874 dirigenti dovrebbero essere posti in 'mobilita''. E' la considerazione che svolge il procuratore generale della Corte dei conti, Giovanni Coppola, nel capitolo della requisitoria dedicato al personale della Regione. Il conto del potenziale 'esubero' e' desunto dal rapporto tra dipendenti e dirigenti.Questo rapporto e' di 5,6 nello Stato, applicando la stessa proporzione, in Sicilia basterebbero 237 dirigenti mentre quelli in servizio sono 2.111. I dipendenti a tempo indeterminato erano 13.985 al 31 dicembre 2008 (354 in meno) ma il personale 'esterno' a tempo determinato e' salito a 7.003 unita'. Complessivamente sul bilancio della Regione pesano le retribuzioni di 20.989 persone. Il costo complessivo e' enorme: oltre mille e 72 milioni di euro. E' una spesa in crescita. A conti fatti, per mantenere la struttura burocratica della Regione ogni siciliano spende 212 euro all'anno. E nel 2007 ne aveva spesi 194. Poi c'e' il costo di ciascun dipendente: 109 mila, compresi gli oneri sociali, per un dirigente; 42 mila, oltre gli oneri, per gli altri.

lunedì 29 giugno 2009

Chi Fa Politica Beve... CocaCola

Appreso dello straripante e straparlante successo dell’onorevole Gianfranco Miccichè, il gruppo Udc all’Ars lo ha voluto festeggiare inviandogli una bottiglia di Coca Cola al suo domicilio, accompagnata da un biglietto con su scritto “prosit, la Coca Cola eccita e disseta allo stesso tempo, non c’è bisogno d’altro!”. E’ quanto si legge in una recente nota del gruppo, parlamentare dell’UdC presso il Parlamento regionale Siciliano.

Fu John Stith Pemberton, di Atlanta nel 1885 il geniale inventore della bibita dissetante per eccellenza dopo l’acqua, la CocaCola, oggi uno dei brevetti industriali più gelosamente custoditi al mondo che è riuscito a resistere agli innumerevoli tentativi di copiarne le caratteristiche chimiche e di gusto. Certo che da un Gruppo Parlamentare così prestigioso e potente in Sicilia come quello dell’UdC si ci poteva aspettare di più che una bottiglia di CocaCola da €1,10. Va bene la crisi economica ma con quello che guadagnano i parlamentari regionali si sarebbe potuto arrivare ad una bottiglia di champagne anche se non un Don.. almeno una sottomarca. Tranne che in questo gesto non bisogna leggere altro, ma se a un gesto palese si lega un messaggio equivoco c’è il rischio che dalla comunicazione si passi all’intimidazione, ma questo da dei deputati eletti democraticamente da un popolo civile come è quello siciliano è un gesto che va per forza escluso. Ma allora cosa c’è sotto, forse le casse dell’UdC e le tasche dei propri deputati sono davvero vuote, fiaccate dalle innumerevoli spese legali che sono costretti a pagare per difendersi dalle persecuzioni giudiziarie, oppure è una innovativa azione di marketing che nasconde il tentativo di diventare il primo Gruppo Parlamentare al mondo sponsorizzato da una bevanda… di certo c’è una cosa, non si tratta di politica, perché nessun Gruppo Parlamentare sognerebbe di spingersi così in basso, almeno fino ad oggi.


domenica 28 giugno 2009

La Passionaccia di Enrico Mentana

Passionaccia è l'ultimo libro di Mentana, tra i giornalisti più cortegiati dal network televisivo del momento, dopo l'esplosione del caso relativo all'abbandono di Mediaset....
L'intervista integrale in esclusiva a LiveSiciliaTV condotta da Bruna Masi

http://www.youtube.com/watch?v=M4XCuNKR01s
http://www.youtube.com/watch?v=PvmxD4ofniI

giovedì 25 giugno 2009

Rivoluzione... Siciliana

Che la Sicilia sia una terra straordinaria, come altrettanto i siciliani è fuor di dubbio, sempre pronta a sperimentare e anche a farsi sperimentare. Straordinario lo è anche il fatto che per questa regione sia arrivato il momento di una vera ma soprattutto profonda rivoluzione culturale. Ancora prima delle infrastrutture, della modernizzazione, del ponte sullo stretto e del doppio binario ferroviario adesso serve esserci. Pronti, culturalmente nuovi, con lo sguardo che con fierezza smette di guardare in basso per aprirsi all’orizzonte. Anche a tutte le proprie incertezze e profondi bui, ma armato di quel coraggio e indipendenza culturale che da secoli hanno caratterizzato la storia della gente di Sicilia.

Sembra proprio che qualcuno, e anche più di uno, al SUD voglia cogliere la spinta emotiva al cambiamento che ormai inarrestabile, trasuda dai volti dei siciliani arrossati dal primo vero sole estivo; ma se questi pensano di poter riempire le piazze con rivoluzionarie bandiere acriliche pronte a scolorirsi ai primi acquazzoni di stagione, rischia di fare una grande Cazzata.

Le rivoluzioni e i venti freschi di cambiamento che portano con se, non posso mai essere mediati, decisi e governati a tavolino, paventati perfino minacciati. Chi semina tempesta deve raccogliere tempesta l’uragano deve distruggere per lasciare spazio alla ricostruzione, se bisogna ricostruire una nuova dimensione culturale in Sicilia bisogna farlo dalle macerie e non sopraelevando abusivamente qualcosa che già esisteva, cercando di creare nuove strade in mezzo al niente.

mercoledì 24 giugno 2009

L'analisi... di Luigi Crespi

Amministrative, europee e referendum ci consegnano un’ Italia diversa da quella di qualche tempo fa.Nessun declino della destra, le parole di Franceschini sono prive di fondamento e i numeri, che sono sovrani, lo smentiscono, rubricando le sue affermazioni nella categoria delle castronerie. Il PdL pur arretrando, resta il primo partito italiano aumentando fino a 9 punti percentuali il suo divario sul PD. Inoltre la perdita di consenso del PDL è riassorbita dalla Lega che è nella coalizione di Governo, mentre la perdita di consenso del PD avvantaggia l’IdV, la sinistra antagonista e i Radicali che non mi pare siano propriamente in coalizione con il partito di Franceschini. Per finire l’affermazione del PdL nelle amministrative è di tale portata da cambiare la mappa dei rapporti di forza di potere in Italia.
Il PD mantiene le sue roccaforti e qualche sporadica presenza come Padova o Bari, successi spesso ottenuti grazie alla distanza che i candidati (come nel caso di Penati a Milano) prendono proprio dal PD, che dove vince, lo deve fare quasi sempre (una delle poche eccezioni è Renzi a Firenze) con l’appoggio di Di Pietro e della sinistra antagonista e al sud anche con quello dell’Udc, modelli che difficilmente potranno avere una loro applicazione su scala nazionale.
Certo per chi pronosticava (io non ero tra quelli) che il PD potesse perdere Bologna e Firenze e corresse il rischio di essere cancellato elettoralmente, questa realtà può rappresentare un pericolo scampato, una possibilità per il futuro, un punto di ripartenza, ma non certo un’inversione di tendenza.Franceschini probabilmente ha pensato più alla campagna congressuale che non a quella amministrativa, ma non dimentichiamoci che stiamo parlando del vice di Veltroni e quindi, oltre alle responsabilità della sua gestione, capace solo di garantire una linea di sopravvivenza al partito, deve caricarsi anche della sua parte di responsabilità nella gestione fallimentare del suo predecessore.

Disinformazione Intenzionale e potere

La disinformazione politica ha ormai raggiunto livelli preoccupanti: è in questa chiave che secondo me và letto l’astensionismo dilagante alle elezioni ed ai referendum. La disinformazione si può ottenere con la mancanza ma anche con un eccesso di comunicazione, specie se di scadente qualità. Un teorema fondamentale della teoria dell’informazione recita che con l’aumento dell’informazione aumenta anche il rumore (disturbo) e, dunque, diminuisce la leggibilità del messaggio. Inoltre C. E. Shannon e W. Weaver, pionieri della scienza della comunicazione, ci mettono in guardia sul fatto che esiste un limite soglia oltre il quale, aumentando oltre misura l’informazione immessa in un canale, per quanto ben codificata, essa diventa di fatto inintelligibile. Indubbiamente, da un po’ di anni a questa parte, si è avuto un incremento esponenziale di comunicazione politica, il cui effetto è stato un appiattimento sullo sfondo dei messaggi che si è tentato di veicolare. Infatti, constatatolo, un modo logico per emergerne è stato il ricorso all’uso di nuovi o inusitati canali comunicativi la cui pratica, però, implica la ridefinizione dei target e la rielaborazione dei messaggi non solo nella forma ma, a secondo del medium, anche dei contenuti. A ciò và aggiunta, credo, la disinformazione intenzionale: un caso eclatante è il tertium non datur che è stato propagandato a proposito dello sbarramento elettivo, opponendo il (A) ‘diritto di tribuna’ alla (B) ‘governabilità’; ma il terzo escluso si ha quando (A) esclude logicamente (B), il che evidentemente non si applica al caso in questione: niente impedisce di mettere in atto meccanismi che permettano di eleggere qualsivoglia rappresentanti di minoranze senza che questi condizionino il Governo che può essere garantito dal premio di maggioranza attribuito alla sua lista; lo sbarramento avverrebbe, d'altronde, automaticamente con la diminuzione dei seggi disponibili. Semmai può risultare, al contrario, che quegli eletti potrebbero, sostenendola, garantire la sopravvivenza ad un governo sottraendolo così al ricatto di singoli membri della maggioranza che decidessero, durante la legislatura, di passare all’opposizione. Quanto all’addotto contenimento dei costi della politica, dovrebbe apparire facilmente che si tratta di un argomento pretestuoso dato che l’ammontare dei costi si ricava da innumerevoli capitoli di spesa la cui mole è del tutto arbitraria. Un altro caso evidente è la sorte toccata al terzo quesito referendario che prescriveva l’abolizione della possibilità per lo stesso soggetto di essere candidato in più collegi: tutte, indistintamente, le persone con cui ho avuto modo di parlarne sono convenute sul fatto che sarebbe un’ottima cosa che non può che far bene alla democraticità del nostro sistema elettorale, ma di fatto pochissime si sono recate ai seggi per chiedere che venisse loro consegnata solo la terza scheda. Scommetterei più di un caffè che ad averlo fatto sono stati solo gli elettori meglio informati e più consapevoli. Presumibilmente anche sui primi due quesiti è arrivata poca informazione ma su questi si poteva effettivamente esercitare una scelta politica mentre il terzo ha a che fare con una posizione squisitamente opportunistica e con la gestione oligarchica del potere!
Giovanni Vitale

lunedì 22 giugno 2009

Se questo è Regime... attenzione all'Anti-Regime.

Nel nostro paese imperversa, da anni ormai, il dibattito sulla democrazia e libertà di informazione, come se incombesse carsicamente l’alone di un regime mai dichiarato ma effettivamente esistente. A parlare di Regime, sembrano essere veramente in tanti, anzi tantissimi. Prendiamo per un attimo in considerazione questa, speriamo mai reale, eventualità. "SIAMO SOTTO UN REGIME, l'attuale Presidente del Consiglio, in realtà l'imbollitore di un popolo di stupidi che si fa condizionare e plagiare dalla pubblicità", ma allora dove sono tutti i rivoluzionari che animano quotidianamente il dibattito nazionale, se al momento che per mezzo di uno degli strumenti emblema della democrazia quale è l’Istituto Referendario, non vanno a votare? E dire che questo referendum poteva veramente cambiare alcune cose nella vita politica del nostro paese; ad esempio avrebbe impedito a Berlusconi di candidarsi in ogni collegio elettorale obbligandolo a sceglierne uno soltanto, con la consequenziale perdita di tutti quei voti che oggi ottiene candidandosi capolista in tutta Italia. Avrebbe regolato un bipartitismo in pieno testacoda, ed altro ancora… Però non si va a votare. Allora se di regime si tratta, è da chiedersi se in realtà non si tratta di un regime molto condiviso, cioè di un assetto politico sociale voluto democraticamente dai cittadini.... Il referendum è uno strumento garantito dalla Costituzione antifascista proprio per evitare i regimi.... RICORDARLO non basta bisogna andare a votare.

E' il caso di ricordare cosa è un Referendum... pare di SI !

Il referendum è una consultazione popolare su un quesito specifico.
Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati a eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto al voto, cioè il 50 per cento più uno. Non si tiene conto delle schede bianche o nulle. Nel caso contrario il referendum viene annullato per mancato raggiungimento del quorum. In Italia il nostro ordinamento prevede tre diversi tipi di referendum abrogativo disciplinato dall’articolo 75 della Costituzione, per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati a eleggere la Camera dei deputaticonsultivo disciplinato dall’articolo 132 della Costituzione, attraverso il quale si può disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione di abitanti, quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessateapprovativo disciplinato dall’articolo 138 della Costituzione che regola il procedimento di formazione delle leggi costituzionali. Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali possono essere sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si tiene il referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti. Nella storia della Repubblica c’è stato un solo referendum approvativo, o "confermativo", quando i cittadini italiani sono stati chiamati a esprimersi sulla riforma Costituzionale sul federalismo.

venerdì 19 giugno 2009

Berlusconi tra puttane e puttanate

Giù la maschera! L’affetto e il successo che sta avendo questo mio blog va pagato con la verità: io sono di sinistra anche se non ho nulla a che fare con le forme con le quali la sinistra oggi si manifesta nel nostro Paese. Ho lavorato sette anni fianco a fianco con il Premier per poi abbandonare il suo staff perché non condividevo le sue scelte politiche, soprattutto in campo internazionale. Ho legittimamente contrastato, dove, come e quando potevo la visione del “berlusconismo” pur essendo stato uno di quelli che ha contribuito a crearla.
Non mi ritengo né un pentito, né un rinnegato, ma un uomo che ragiona con la propria testa e che ha una bussola rappresentata dalla coscienza, l’unica alla quale rispondo. Oggi mi devo proprio, per il rispetto che devo alla mia coscienza, schierare in difesa di Berlusconi e vi spiego perché: il potere per sua natura è come una puttana e noi occidentali siamo riusciti negli ultimi secoli a separare il concetto di reato da quello di peccato, è questo significa essere laici, disprezzo il moralismo, soprattutto in chi è venuto su inseguendo le peripezie del “pisellino” di Moravia, queste vergini sante che si scandalizzano per delle puttane da quattro soldi.
Vogliamo ricordarci che era proprio Mao ha volere nel suo letto due vergini per notte? O dell’icona della sinistra democratica, J.F. Kennedy che divideva la Monroe con il capo della mafia? O i vizi dei nostri padri della patria, come il contributo alla ripopolazione del Piemonte dato da Vittorio Emanuele II, o quella data alla Maddalena e Caprera ad opera di Garibaldi, ritenuto poco affidabile per via della sua debolezza verso le gonnelle?
Ci siamo per caso dimenticati della propensione di Mazzini che non riusciva ad astenersi dal palpare culi di qualunque donna gli capitasse? O della cugina di Cavour, la contessa Castiglioni, piazzata dallo stesso nel letto di Napoleone III?
Il binomio politica-puttane è questione che va avanti da sempre: vogliamo ricordare la storia di Willy Brandt e la sua amante della Stasi che stava per costare carissima all’occidente quando il muro di Berlino era ancora ben solido. Oppure Margarine la figlia segreta di Mitterand, oppure lo scandalo delle stagista pagata con il soldi della Casa Bianca di Bill Clinton, infine basta leggere l’ultimo libro di Vespa per avere documentazioni sulla questione. Sepolcri imbiancati e vergini incantate mi fanno ridere, come ridicolo sta diventando Berlusconi, incapace di separare il pubblico dal suo privato. Questo per natura e tradizione è compito delle strutture intorno al Premier ed una delle conclusioni che dovremmo trarre da tutto questo è il licenziamento di Gianni Letta che dirige i servizi segreti in modo quantomeno discutibile.
Così come ho detto l’altro ieri non potete immaginare che l’esplodere di questa sequenza di scandali sia diretta dalla Sinistra o da Repubblica perché non ne avrebbero nessun vantaggio, ho spiegato che è chi sta al suo fianco che ha maggiore interesse a “farlo fuori” e allora bisogna fare muro contro ogni ipotesi diversa da quella di Silvio Berlusconi: l’ipotesi Fini o Tremonti, Letta o Draghi, sono tutte un atto di eversione. Se Berlusconi sarà costretto a dimettersi per le sue infelici frequentazioni, l’unico passaggio istituzionale accettabile è il ricorso al voto. Berlusconi è stato legittimato dal voto degli italiani e chiunque voglia prendere il suo posto deve fare altrettanto e quindi esca allo scoperto. E’ finita l’epoca dei governi balneari, di garanzia, di salute pubblica e d’altronde va anche detto che l’azione politica di Berlusconi non può sottrarsi al giudizio della storia, quindi la riforme che da 15 anni promette agli italiani non possono essere cancellate da un complotto di palazzo. Berlusconi ha una sua idea del Paese che a me non piace e che contrasto, così come contrasto il suo modo di generare consenso e di creare una classe dirigente. Reputo il suo comportamento “idiota” e lo staff che lo assiste “criminale”.
Lui stesso, con il suo comportamento, sta mettendo a repentaglio il suo progetto politico e questo perché si è messo nella condizione di essere ricattato o ricattabile, quindi a qualcosa deve rinunciare. Se domani dovesse dichiarare “A me piacciono le donne e me ne scopo 20 alla settimana” nessuno avrebbe niente da dire, anzi! E allora perché non fa? Semplicemente perché gli costerebbe carissimo, dal punto di vista economico, nella causa di divorzio e contrasterebbe con l’idea che vuole dare di sè di un leader dispensatore di forti principi morali e devoto alla Chiesa Cattolica. Berlusconi affronti lo scandalo e non si imbrogli come ha fatto con Noemi e non perda la dignità con rappresentazioni ridicole da “azzeccagarbugli” come quella che ho sentito ieri in cui sosteneva che a pagare le puttane fossero stati altri. Non si venda per quello che non è, anche perché gli italiani lo hanno votato proprio perché lo conoscono bene e non certo perché è un puritano leader di un partito cattolico.In sostanza o Belusconi o voto!
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mercoledì 17 giugno 2009

IL Complotto

Non esco da una sbornia di Ludlum, ma i complotti hanno accompagnato la storia del nostro Paese. La domanda che impazza su internet e sui giornali è: “Berlusconi è vittima di un complotto?” e soprattutto: “Chi ne è il regista?”.Andiamo per gradi: vi sembra possibile che un fotografo possa passare tre anni appollaiato sulla collina adiacente alla dimora estiva del Presidente del Consiglio e da lì riesce a scattare migliaia di foto senza che i servizi di sicurezza, i servizi segreti, riescano ad intervenire per difenderne la privacy?
Sarà forse perché tutti sapevano, infatti la notizia girava da anni, che la privacy del Premier era quanto meno vivace? Un episodio con questa dinamica può avvenire solo con la complicità di chi istituzionalmente è chiamato a proteggere il Premier. Qualche mese fa sono cominciate a circolare le notizie dell’esistenza di queste foto, pare che una selezione accurata delle stesse sia stata fatta visionare a Veronica Lario. Questo retroscena darebbe una limpida spiegazione del suo comportamento: da una parte esasperata e dall’altra preoccupata che la pubblicazione di quelle foto, potesse travolgere e infangare lei e i suoi figli e quindi la decisione di tracciare una demarcazione netta con il marito. Alla luce di questo la lettura della lettera inviata all’Ansa rende lineare il comportamento della signora e non certamente alimentato da fattori emotivi, semmai dal timore. Riepiloghiamo: il Premier ama fare feste e divertirsi, lo fotografano, mostrano le foto alla moglie e tutto questo con tempi ben calcolati rispetto alle elezioni e facendo coincidere l’esplosione dello scandalo proprio in prossimità della pubblicazione della sentenza Mills che tutti, proprio tutti sapevano che non gli sarebbe stata favorevole. Il combinato disposto non può essere frutto del caso perché troppo puntuale. Secondo me invece, la vicenda di Casoria è un incidente di percorso, un regalo che Berlusconi ha fatto ai complottardi che ha assunto un peso non per la vicenda in sé ma per la gestione da panico che ne è stata fatta e semmai è servita semplicemente da detonatore casuale. Quindi non puntate il dito su Repubblica, o su D’Avanzo che ha avuto il merito di porre delle legittime domande, generate dall’apparizione del Premier a Porta a Porta. E non puntatelo neanche sulla Sinistra in tutte le sue declinazione, non ha i mezzi, né la lucidità o la coscienza pulita per poter fare complotti. No! Non sono un soggetto della partita.
Ma allora dove nasce il complotto? Come dicono gli uomini vicino al Cavaliere, dagli apparati deviato dallo Stato? Da una corrente sfuggita al controllo di Bossi che tenta una destabilizzazione del Paese? Oppure si tratta di qualche stretto collaboratore del Premier? Magari un illustre ministro che si è montato la testa? Certo è che le abitudini e la vita privata di Silvio sono stati il terreno di coltura di questo complotto. Il comportamento di Berlusconi è quantomeno inspiegabile...
www.luigicrespi.it

IL Complotto 2

... Ma due fatti mi hanno convinto che il complotto è maturato a casa di Giulio Tremonti: il primo è che il ministro sembra impegnato a causare a Berlusconi una figura di M. in Abruzzo, secondo mi ha insospettito il suo lungo silenzio sulla vicenda Noemi per poi oggi occupare la prima pagina del Corriere per smentire che il capo del complotto fosse lui.
Francamente gli indizi vanno tutti nella sua direzione, non sono l’unico a sostenerlo, ma se ha sentito così forte la necessità di una smentita, nello stesso giorno in cui veniva pubblicata l’intervista della D’addario e la conseguente apertura del fronte delle ballerine baresi, è evidente che il sospetto su di lui è qualcosa che va oltre il gossip.
Ma qual è il disegno politico di Tremonti, qual è la sua visione del Paese? Quale sogno coltiva? A me è ignoto. Di certo non passerebbe il vaglio degli elettori che come me se dovessero scegliere tra il miglior Tremonti e il peggior Berlusconi non avrebbero un minuto di dubbio e sceglierebbero Berlusconi i cui interessi anche se in conflitto sono sotto gli occhi di tutti.
Non c’è dubbio che questa vicenda ha segnato profondamente l’immagine di Berlusconi, tracciando una linea di declino che pare difficile recuperare, ma di una cosa sono certo: del declino di Silvio non ne trarrà vantaggio Tremonti e sono altresì certo che di questa mia convinzione non è condivisa dal Ministro.

martedì 16 giugno 2009

La Vittoria non Paga

Seicentomila voti in meno è il dato più basso degli ultimi 15 anni questo è il risultato della vittoria di Schifani/Alfano/Castiglione, sullo sconfitto Gianfranco Micciché. Il tono trionfante dei 3 vincitori appare fuori luogo, il prezzo pagato è altissino, la perdita di credibilità pare non reversibile. La guerra delle preferenze ha fatto una nobile vittima, Silvio Berlusconi che il Sicilia ha perso un mezzo milione di preferenze, perché Schifani/Alfano/Castiglione per battere Micchiché non hanno potuto far votare il loro leader come ha spiegato bene Sebastiano Messina su Repubblica qualche giorno fa. Il trenino delle tre preferenze doveva sacrificare un candidato e Schifani/Alfano/Castiglione hanno deciso di sacrificare proprio Silvio Berlusconi, grazie a questo sacrificio ora cantano vittoria perché i loro candidati LA VIA GIOVANNI ha ottenuto 145.544 e IACOLINO SALVATORE ne ha ottenute 141.070 contro le 123.651 di CIMINO MICHELE il candidato di Gianfranco Micciché. Ma è un trucco perché i due candidati grazie alle sovrapposizione delle candidature si sono scambiati i voti nei reciproci territori, un patto elettorale che produce un effetto ottico che va epurato per ottenere il reale peso delle fazioni in campo. LA DUPLICAZIONE GONFIA LE PREFERENZE di Iacolino e La Via di almeno un 30% senza possibilità di essere smentiti. Ecco che allora il Michele Cimino Assessore sospeso dal suo partito e sostenuto da Gianfranco Micciché diventa il candidato che ha ottenuto più preferenze, e quindi è lui il vincitore. Se poi aggiungiamo che il governatore Lombardo a capo del governo sostenuto da Micciché e di cui Cimino fa parte ha ottenuto una vittoria netta proprio a discapito del PDL, il quadro si chiude in modo definitivo su Schifani/Alfano/Castiglione.
Ambrogio Crespi


domenica 14 giugno 2009

Vado a Votare ma non Voto

Continua perseverante il dibattito sullo storico calo d’affluenza al voto in Sicilia, politici e commentatori continuano ad alternarsi per analizzarne i contorni e gli elementi fondanti: le elezioni Europee non sono molto sentite, lo scontro interno alla maggioranza, l’immobilismo del governo Lombardo, l’immondizia sulle strade nel capoluogo, ecc. ecc., solo queste alcune delle principali cause usate per giustificare la mancata affluenza alle urne nell’isola. Ma se si sbagliassero tutti? Se la Sicilia e i Siciliani, che come diceva Sciascia “terra di tutti gli esperimenti politici” fossero semplicemente stanchi e avessero per caso prima di andare a votare guardato la propria tessera elettorale notando che negli ultimi due anni ci sono ben sette timbri per altrettante chiamate alle urne? Se la Sicilia fosse la prima regione a diminuire la propria partecipazione popolare al voto non contro o a favore di qualcuno ma semplicemente per lanciare un messaggio di voglia di stabilità e continuità nell’azione politica e amministrativa? Potrebbe invece essere il caso di riportare all’attenzione il censimento di oltre 65 mila schede bianche, cioè di persone che sono scese da casa, hanno cercato parcheggio, fatta la fila al seggio, consegnato il proprio documento ed entrando in cabina hanno scelto di votare bianco, magari accostandole alle 141 mila che hanno annullato il proprio voto con parolacce o pitturazioni tipiche. Prima di continuare a disquisire sull’astensionismo ci sarebbe forse qualcosa in più da dire sulle migliaia di persone che vanno a votare ma non votano.

giovedì 11 giugno 2009

La Politica Scopre lo Zero

Mai il numero zero ha avuto così tanto valore, soprattutto mai ha reso tanto in termini di visibilità. Il verbo impropriamente transitivo di “azzerare” conosce nello scenario politico il proprio momento di gloria. Il Presidente Lombardo azzera la Giunta Regionale e la vicenda non solo viene ripresa da tutti i media nazionali ma ne vengono analizzati e approfonditi contenuti e contorni con un livello di attenzione pari a una crisi di governo nazionale. Ed ecco che il Presidente Siciliano appare, come per magia, in tutti i più prestigiosi talk show televisivi, Porta a Porta, Ballarò, Matrix, La 7 e così via, pare proprio che l’azzerare valga dieci; anche se a dire il vero, tale valore non si è visto in senso compiuto nelle percentuali di voto della lista del Presidente Lombardo. Certamente però sembra essere diventata un’attività di moda, all’indomani delle elezioni Europee il sindaco di Palermo Diego Cammarata comunica che anche lui ha intenzione di azzerare la Giunta Comunale rilanciando sul Presidente del Consiglio a cui chiede 100 milioni di euro per salvare il disastro AMIA e se ciò non bastasse aleggiano voci incontrollate che a novembre anche il Consiglio dei Ministri potrebbe conoscere alcuni azzeramenti… Non c’è che dire se qualcuno fino ad oggi aveva sottovalutato il numero zero non può che ricredersi.

mercoledì 10 giugno 2009

De l'impossibilità logica della Democrazia

“La ricerca della democrazia perfetta, da parte dei grandi intellettuali della storia, risulta essere la ricerca di una chimera, essendo logicamente contradditoria”. Così P. Samuelson, premio nobel per le scienze economiche, argomentava negli anni ’50 sulla scorta delle ricerche di K. Arrow dimostranti che qualunque sistema di voto democratico concepibile può fornire risultati antidemocratici. La teoria di Arrow prospetta in politica conclusioni analoghe a quelle di K. Gödel per la logica matematica: il ‘teorema dell’impossibilità’ di Arrow, risultante dall’applicazione alla politica della teoria dei giochi elaborata sul finire degli anni venti da J. von Neumann (molto famoso per i suoi contributi alla teoria dei calcolatori) mise in subbuglio la comunità intellettuale dimostrando, appunto, che la democrazia perfetta è impossibile! Ora, per venire ai nostri giorni e tralasciando le sottigliezze della logica matematica, a qualcuno risulta paradossale che lo schieramento del suffragatissimo presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, non abbia potuto eleggere un suo rappresentante al Parlamento di Strasburgo: ché democrazia rappresentativa è un sistema che di fatto cancella la possibilità di tribuna a centinaia di migliaia elettori? Da un lato si può sostenere che ciò è l’inevitabile esito della semplificazione necessaria alla governabilità, dall’altro, come suggerisce P. Hoffman, che chi sceglie il sistema di voto sceglie praticamente il vincitore. Nel caso in questione sceglie perfino chi esiste e chi no!
Giovanni Vitale

lunedì 8 giugno 2009

In Democrazia si Vince per un Voto

Risultano sempre interessanti e per certi versi pittoresche, le multiformi analisi post voto. Nel nostro sistema politico non si riesce a capire come mai non ci sia mai nessuno che vinca ne tantomeno che perda. Se una forza politica supera la propria diretta concorrente di oltre dieci punti percentuali non si dice che ha vinto ma che non ha stravinto, anzi che è stata arginata, se la seconda forza del paese all’opposizione viene distanziata di altrettanti punti percentuali non ha perso, semplicemente non è stata schiacciata è questo è un dato positivo… Sembra che nella politica italiana non si vinca o si perda mai, si deve stravince con distacchi da regime o straperde quasi scomparire, altrimenti un risultato certo non c’è. Questo modo di ragionare coinvolge anche le forze per cosi dire minori, formazioni partitiche che alla prima competizione elettorale prendono in regioni come la Sicilia oltre il 15%, posizionandosi come treza forza politica regionale, non solo non hanno vinto ma si aspettava molto di più… Forse è bene ricordare tre fondamenti culturali della democrazia: In democrazia non esistono voti utili e meno utili, qualsiasi espressione percentuale dell’elettorato merita una voce e una rappresentanza, in un sistema politico democrazia, esclusivamente non si vince o si perde, ma si inizia un percorso di rappresentanza di idee, istanze ed esigenze che può partire anche dal 2%, ma soprattutto bisogna rammentare che in democrazia si vince per un voto.

Elezioni... contano solo i numeri

C’è un momento in cui la politica deve essere fatta esclusivamente di numeri, reali, inequivocabili, matematicamente leggibili. Sono i numeri e le percentuali che, anche se forse non reggono culturalmente un sistema democratico, sicuramente lo esprimono.

Alla conta dei numeri non reggono, anche se il tentativo è petulante, le elucubrazioni e i voli pindarici della libera interpretazione politica. Certamente un dato di partenza errato è quello che raffronta i dati elettorali delle politiche con le Europee; la percezione e, consequenzialmente, la partecipazione dell’elettorato nelle due consultazioni è profondamente diversa, anche se le cose stanno migliorando l’Europa è vissuta ancora con un certo transfert di lontananza, un Parlamento che ha poco a che vedere con la vita di tutti i giorni.

Sul dato italiano la partita si giocava essenzialmente su quattro o cinque forze politiche e, su queste, alcune considerazioni “matematiche” vanno certamente fatte: i voti del PdL possono e vanno certamente sommati a quelli della Lega: 35,2% e 10,2%. Lo stesso sembra non potersi fare per i voti del PD (26,1%) e Italia dei Valori (8%), tanto meno per quelli di Rifondazione (3,4%) e Sinistra e Libertà (3,1%). Restano a sé chiaramente i voti dell’UdC che rispetto al panorama nazionale tiene…

domenica 7 giugno 2009

Nulla è Cambiato

In una domenica mattina afosa in cui si corre veloci in strade quasi deserte, ancora di più risaltano i centinaia di manifesti elettorali che hanno accompagnato questa tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo. Liberi dal traffico e dal can can quotidiano risaltano ancora di più facce ma soprattutto i mille e tutti uguali slogan che spingono a votare in una direzione piuttosto che in un'altra. Per i più attenti e forse anche i più longevi, però, non può sfuggire come da circa un quarantennio i temi e le frasi proposte siano praticamente le stesse: Legalità, Liberi dalla Mafia, L’orgoglio di essere Siciliani, dai voce alla vera Sicilia, ecc. ecc. C’è da chiedersi, se in tutti questi anni e svariate tornate elettorali, non è davvero cambiato niente, come si spiega una quasi totale similitudine tra gli slogan politici di trenta anni fa e quelli di oggi? Poca fantasia e forse anche poche argomentazioni da parte dei nostri politici che continuano a comunicare per stereotipi concettuali senza un briciolo di analisi e contestualizzazione dell’ evoluzione sociale? o la Sicilia del trentennio trascorso ha gli stessi identici problemi di oggi? Anche se improbabile, anche questo se fosse vero, dovrebbe fare molto riflettere.

venerdì 5 giugno 2009

Rivoluzione Siciliana

Mi ricordo un pomeriggio di circa un anno fa, nella casa palermitana dell’On. Gianfranco Miccichè, in compagnia del sondaggista e stratega Luigi Crespi e per l’occasione, di passaggio, del giornalista Diaco, in cui, ancora in tempi non sospetti, si parlava animatamente della Sicilia e della battaglia rivoluzionaria che bisognava auspicare per un reale cambiamento della matrice culturale della politica siciliana. Sembrava imminente e improrogabile la necessità di un cambiamento tanto necessario quanto traumatico, indispensabile per dare una scossa reale al metodo di governo e gestione dell’apparato burocratico/amministrativo della Regione, ma non solo, si sentiva forte l’esigenza che qualcuno tirasse fuori il coraggio dell’impopolarità per traumatizzare un sistema di pensiero ormai vizioso e senza possibilità di nuove prospettive. "Falcone e Borsellino sono due persone straordinarie, veri eroi moderni, i nuovi Achille e Ettore destinati alla storia…; ma intitolargli l’aeroporto, forse, è un errore proprio rispetto alla loro memoria. Chi arriva in Sicilia deve trovare il risultato del loro sacrificio, il cambiamento che ha prodotto, non il suo ricordo…” di questo si discuteva, di accelerazioni e acceleratori di spallate al sistema, di vera rinascita, di dire quello che si pensava fuori dagli equilibri politici proprio per crearne dei nuovi, coscienti che, per un apparato così radicato e strutturato, bisognava abbattere per ricostruire e, come si sa, ogni demolizione porta disagi, suggestioni e qualche rancore. Mi ricordo che, presi da una veemenza creativa ed emotiva, si volle coniare uno slogan per questo nuovo percorso “Rivoluzione Siciliana”… che sia arrivata l’ora?

giovedì 4 giugno 2009

IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO

Manca ormai davvero poco, sabato e domenica prossima si voterà per il rinnovo del Parlamento Europeo, legislatura che per molti aspetti si candida ad essere storica, sul piano internazionale. Cruciale è infatti la spaccatura su più fronti sulla questione dell’ingresso della Turchia, sul piano locale quella dell’utilizzo degli ultimi fondi POR 2007/13.
Nonostante ciò, nel dibattito politico di questa campagna elettorale, pare che d’Europa ce ne sia davvero poca. L’interesse è chiaramente tutto rivolto alla rivoluzione all’interno della maggioranza di governo siciliana, messa in atto dall’attuale Presidente della Regione Raffaele Lombardo. Emblema di tutto ciò certamente l’assenza, per la prima volta, dal Governo Regionale dell’ UdC di Totò Cuffaro, il Presidente uscente dimissionario. Pare che bene che vada la Sicilia, nei prossimi mesi, è destinata ad essere attraversata da inusuali uragani: se Lombardo con la lista "L’Autonomia" otterrà il 4% nazionale tirerà dritto per la sua intransigente strada sotto la bandiera del “con me o contro di me e ogni astensione è un voto contrario” , se l’auspicata percentuale non sarà raggiunta gli alleati o ex tali, andranno giù duro provando a mettere il Governatore con le spalle al muro, impresa non facile con un uomo come Lombardo che non esiterebbe a mandare tutti nuovamente alle urne. Se tutto questo non bastasse c’è anche la partita all’interno del Popolo delle Libertà, Miccichè-Alfano con i rispettivi candidati e consequenziale conta dei voti. Chi vince prende tutto, sembra essere questa la posta in gioco. A noi spettatori votanti non resta che riprendere il titolo di un colorito libro di qualche anno fa… IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO.

martedì 2 giugno 2009

GIOCO, EPISTEMOLOGIA, SEMIOTICA E POLITICA

Una volta conversando un padre gesuita esperto di comunicazione ed analisi politica, mi spiegò che la politica più bizantina del mondo occidentale si fa a Roma dove, però, non riescono a capire praticamente niente della politica siciliana! Mi chiese, dunque, cosa avessi da dire in proposito dato che di politica siciliana un po’ ne mastico: non trovai di meglio da rispondere che “mezza parola”… In effetti, sentivo spesso dire da amici all’ARS che la politica siciliana era come il gioco delle tre carte: l’asso non è mai dove chi osserva immagina si trovi. La millenaria esperienza parlamentaristica siciliana ha sviluppato percorsi a tal punto labirintici e sofisticati da far perdere le tracce al più intelligente degli osservatori, i corridoi che attraversa sono da sempre così intrecciati da interessi, ambizioni, rivalse e ingerenze talmente interne alle questioni territoriali e agli affari internazionali, palesi ed occulti, da far venire le vertigini anche al più accorto degli analisti. Per cui non è un caso che il modello interpretativo più accreditato sia quello del gioco delle carte in tutt’uno con una buona dose di abilità illusionistica. Oggi, nell’era dell’immagine e dei giochi on-line si preferisce l’analogia del gioco del poker che però, seguendo a balzi la teoria epistemologica di Mary B. Hesse, sposta l’uso esplicativo dal modello 1 al modello 2: nel primo caso il modello è assunto come copia imperfetta che comprende la teoria e ne condivide la sostanza; il secondo, invece affianca l’originale come “altro oggetto che si può costruire o immaginare”, ma che, ovviamente ne consente lo studio. È presumibile cha la scelta del modello, oltre che storicamente contingente, sia da considerare (dal punto di vista semiotico) ideologica, punto di vista che, fuor di parentesi, ci può forse dare un aiuto a capire che cavolo succede in questi giorni all’Assemblea Regionale Siciliana.
Giovanni Vitale