martedì 2 giugno 2009

GIOCO, EPISTEMOLOGIA, SEMIOTICA E POLITICA

Una volta conversando un padre gesuita esperto di comunicazione ed analisi politica, mi spiegò che la politica più bizantina del mondo occidentale si fa a Roma dove, però, non riescono a capire praticamente niente della politica siciliana! Mi chiese, dunque, cosa avessi da dire in proposito dato che di politica siciliana un po’ ne mastico: non trovai di meglio da rispondere che “mezza parola”… In effetti, sentivo spesso dire da amici all’ARS che la politica siciliana era come il gioco delle tre carte: l’asso non è mai dove chi osserva immagina si trovi. La millenaria esperienza parlamentaristica siciliana ha sviluppato percorsi a tal punto labirintici e sofisticati da far perdere le tracce al più intelligente degli osservatori, i corridoi che attraversa sono da sempre così intrecciati da interessi, ambizioni, rivalse e ingerenze talmente interne alle questioni territoriali e agli affari internazionali, palesi ed occulti, da far venire le vertigini anche al più accorto degli analisti. Per cui non è un caso che il modello interpretativo più accreditato sia quello del gioco delle carte in tutt’uno con una buona dose di abilità illusionistica. Oggi, nell’era dell’immagine e dei giochi on-line si preferisce l’analogia del gioco del poker che però, seguendo a balzi la teoria epistemologica di Mary B. Hesse, sposta l’uso esplicativo dal modello 1 al modello 2: nel primo caso il modello è assunto come copia imperfetta che comprende la teoria e ne condivide la sostanza; il secondo, invece affianca l’originale come “altro oggetto che si può costruire o immaginare”, ma che, ovviamente ne consente lo studio. È presumibile cha la scelta del modello, oltre che storicamente contingente, sia da considerare (dal punto di vista semiotico) ideologica, punto di vista che, fuor di parentesi, ci può forse dare un aiuto a capire che cavolo succede in questi giorni all’Assemblea Regionale Siciliana.
Giovanni Vitale

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