Mi ricordo un pomeriggio di circa un anno fa, nella casa palermitana dell’On. Gianfranco Miccichè, in compagnia del sondaggista e stratega Luigi Crespi e per l’occasione, di passaggio, del giornalista Diaco, in cui, ancora in tempi non sospetti, si parlava animatamente della Sicilia e della battaglia rivoluzionaria che bisognava auspicare per un reale cambiamento della matrice culturale della politica siciliana. Sembrava imminente e improrogabile la necessità di un cambiamento tanto necessario quanto traumatico, indispensabile per dare una scossa reale al metodo di governo e gestione dell’apparato burocratico/amministrativo della Regione, ma non solo, si sentiva forte l’esigenza che qualcuno tirasse fuori il coraggio dell’impopolarità per traumatizzare un sistema di pensiero ormai vizioso e senza possibilità di nuove prospettive. "Falcone e Borsellino sono due persone straordinarie, veri eroi moderni, i nuovi Achille e Ettore destinati alla storia…; ma intitolargli l’aeroporto, forse, è un errore proprio rispetto alla loro memoria. Chi arriva in Sicilia deve trovare il risultato del loro sacrificio, il cambiamento che ha prodotto, non il suo ricordo…” di questo si discuteva, di accelerazioni e acceleratori di spallate al sistema, di vera rinascita, di dire quello che si pensava fuori dagli equilibri politici proprio per crearne dei nuovi, coscienti che, per un apparato così radicato e strutturato, bisognava abbattere per ricostruire e, come si sa, ogni demolizione porta disagi, suggestioni e qualche rancore. Mi ricordo che, presi da una veemenza creativa ed emotiva, si volle coniare uno slogan per questo nuovo percorso “Rivoluzione Siciliana”… che sia arrivata l’ora?
1 commento:
speriamo di no
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