Il consumatore finale dei prodotti è il primo operatore della dismissione: che si tratti di beni durevoli o a breve vita, il loro destino post-consumo si determina in base alla volontà dell’utente e alle sue convenienze nell’agire in un determinato modo. Il consumatore, nella molteplicità comportamentale propria di questa indifferenziata figura generica, ha bisogno di essere educato (spesso non consapevolmente) ad un nuovo modello comportamentale, sopportando uno sforzo di adeguamento che, in certe realtà sociali del nostro paese, risulta estremamente difficoltoso per un’innata attitudine al sospetto e alla pigrizia rivolta nei confronti di qualsivoglia sforzo di innovazione. Nell’approccio al tema del “rifiuto” è oggi preferibile parlare di “dismissione” piuttosto che di “smaltimento”, in quanto si tratta di un processo che sottende ulteriori percorsi del rifiuto stesso, successivi alla sua apparente e momentanea inutilità. In funzione dell’educazione sociale al problema qui sollevato, bisognerebbe sollecitare la comprensione che lo “smaltimento” non coincide necessariamente con l’ultima fase di vita dell’oggetto, ma con un momento di passaggio verso possibili utilità diverse da quella consuete.
«Think different»…afferma un riuscito messaggio pubblicitario di una nota ditta informatica, portatrice di una linea strategico/produttiva ben riconoscibile nel confuso mercato del computer: bisognerebbe trasporre il senso di un simile messaggio al modo di essere di un sistema come quello del ciclo integrato dei rifiuti, per il cui effettivo successo è indispensabile una collaborazione di massa tesa verso l’obiettivo comune.
Nessun commento:
Posta un commento