È giusto, come ha fatto Ugo Piazza, preferire il giornale on line a quello cartaceo lanciando addirittura una campagna, dal sapore alquanto guascone, anti-acquisto di quest’ultimo? E non ha ragione chi sostiene invece che godendo del sole nei giardini sia più agevole leggere il cartaceo? Questa bella e romantica immagine di Mariaeugenia Parito ha già in sé la spiegazione del dilemma: analogamente a quanto è successo con l’avvento dei motori meccanici alle carrozze trainate dai cavalli che hanno perso progressivamente la millenaria funzione di mezzi da trasporto per relegarsi a strumento per passeggiate romantiche nei parchi cittadini, lontano o almeno a parte dal traffico degli affari umani che inevitabilmente intralciano, così è dei tabloid che da ogni parte perdono mercato, acquirenti ed inserzionisti, come lo fu dei fabbricanti di fruste, finimenti e di ogni altra produzione che a quel genere di trasporto si dedicavano. Ciò non implica che non se ne producano più ma, semplicemente, che vengano dedicate ad altro tipo di utenza, amatoriale e, appunto, romantica, nel senso popolare del termine! Dunque l’appello lungi dall’essere sfrontato è piuttosto improntato al discernimento di chi sa distinguere nel suo tempo le cose che hanno senso, che si vanno colmando di significato, comunicandole e diffondendole e contribuendo così alla creazione di un contesto attuale e reale. Per ciò è sbagliato sostenere chi si ostina a produrre giornale cartacei, specie se lo si fa con risorse pubbliche, distogliendo investimenti che avrebbero maggior senso se dedicati ad imprese più congrue e redditizie sia dal punto di vista economico che funzionale. Quanto alla mutazione indotta dall’avvento delle nuove tecnologie per la comunicazione, stando a quanto sostenuto da Susca-De Kerckhove, non ce ne dovremmo dolere più di tanto, o no?
Giovanni vitale
Giovanni vitale
1 commento:
Leggere un giornale di carta è comodo e pratico, e le tecnologie che garantiscono facilità d'uso tendono a permanere. In Italia, considerato il basso tasso di lettura, magari ha un che di romantico vedere qualcuno che legge in un bar al sole ma nei paesi anglosassoni e nel nord Europa, che hanno tassi di lettura anche 4 volte più elevati, è consuetudine leggere il giornale in metropolitana e in tutti i luoghi d'attesa.
Senza contare che i processi cognitivi coinvolti nella lettura su schermo e in quella su carta sono diversi. Sullo schermo si “guardano” le parole cogliendo informazioni, sulla carta si legge in modo analitico e si apre lo spazio alla riflessione.
L’ipotesi della “mediamorfosi” che propone Filder dopo una documentata analisi sugli usi sociali dei media nella storia mi sembra la più adeguata a cogliere le direzioni del mutamento. Ritengo più probabile che il giornale di carta sia destinato a trasformarsi da strumento di informazione a luogo di analisi e commento, ma non a sparire.
luoghi d'attesa.
Mariaeugenia Parito
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