martedì 19 maggio 2009

Agro Dolce... molto amaro, tanta vergogna

Una mediaticità che da strumentale rischia di diventare perfino corrotta e già da tempo offensiva, è come se sulla società siciliana si riesca a riflettere solo uno spettro luminoso, riuscendo a far diventare la vergogna di un ristretto degrado sociale, l'unico elemento attrattivo del mercato mediatico. Anche le percentuali statistiche dopo decenni stanno impazzendo... mafia, degrado, dialetto, visi cupi e angosciati, mai un prodotto ha retto tanto tempo su qualsiasi mercato. Ogni libro, ogni film, ogni biografia, che riguarda la Sicilia e i siciliani continua ad avere come centro narrativo solo uno stato malavitoso dell’esistenza. Ma d'avvero non c’è nient'altro da dire su di noi ? non c'è dove spostare le luci dei riflettori, non c'è altro da inquadrare, raccontare far conoscere? Si può suggerire un semplice contesto narrativo in cui giovani, adulti e anziani si confrontano sui temi del quotidiano in un quasi perfetto italiano, in una casa dignitosa in cui si alternano le normali vicende caratteristiche di ogni famiglia. E comunque se proprio di malavita e delinquenza bisogna parlare perché non si inizia a finanziare una fiction magari sui Ragazzi di Addio Pizzo o su tutte quelle persone che ogni giorni con dignità e rispetto per la vita, fanno il proprio lavoro investendo e creando onestamente opportunità di sviluppo, visi e storie che da sempre in Sicilia sono la maggioranza. Basta con questa estrema speculazione che continua a inventare una terra che non esiste più, insultando le straordinarie persone che la popolano, di Agrodolce era bastata la prima serie speravamo potesse essere anche l’ultima.

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