Da una parte Ugo Piazza, nel suo articolo sullo SPAM, argomenta che, al di là del bene e del male, buona parte di internet è di fatto spam, dall’altra un mio celebre professore di semiotica che continua da anni la sua crociata contro lo spamming. Provando a ragionare sul problema è difficile negare che malgrado l’utilizzo di filtri sempre più sofisticati ci si ritrovi con l’indirizzo e-mail intasato di messaggi inutili, molesti e perfino pericolosi: per quanto si sia accorti nella gestione della propria identità, in rete non si riesce ad arginare l’intromissione indesiderata così come, sebbene si sia molto riservati, quando ci si aggira in posti affollati è inevitabile l’essere toccati, spintonati e perfino imbrattati, allo stesso modo non si può evitare incontri perditempo, spiacevoli e perfino pericolosi! Motteggiando si potrebbe concludere che così è la vita … così è la rete. Stringendo filosoficamente la questione ci si accorge però che mentre nel quotidiano la nostra persona è attrezzata con apparati più o meno complessi che ci fanno scudo negli incontri-scontri interpersonali, alcuni culturalmente dati, altri abbiamo cura di sceglierli; nella rete, invece, mancando la fisicità abbiamo solo il nome o un surrogato di esso, il che non è poco se, come sostiene S. Kripke, esso è l’elemento necessario e sufficiente della nostra identità! Anche a volerlo considerare nell’accezione meno forte di H. Putnam, resta pur sempre vero che in gioco è la nostra identità, almeno la parte significativa di essa. Può essere che la rete stia facendo emergere nuove categorie dell’essere? Che l’insegnamento di Husserl vada riconsiderato al di là delle speculazioni di Heidegger e della Stein?
Giovanni vitale
Giovanni vitale
2 commenti:
La forma è pessima e il contenuto mostra diverse forzature concettuali. La teoria descrittiva di Kripke è stata un fallimento, così come il tentativo di modificarla in una teoria della “fissazione del riferimento”. Alla fine lo stesso Kripke ammetterà che il fatto che un nome si riferisca ad una certa entità, dipende dal modo in cui il nome mi è stato trasmesso. In rete ogni entità adotta delle strategie di autopresentazione orientate in modo favorevole alla trasmissione di un sé che, troppo spesso, non ha una corrispondenza reale. La nostra identità, dunque, secondo la metafora del teatro di Goffman, diventa l’home page personale come “ribalta” costruita con estrema cura. Ipotizzare che lo spam possa mettere in gioco la nostra identità è pura retorica.
...l'esperienza e l'abilità acquisite da una persona influenzano ciò che essa percepisce come allarmante. (E. Goffman, 1981, Bompiani). ...rara è la commutazione orto-persona/pseudo-persona, con la quale un soggetto che i grammatici chiamano "apparente" diviene "reale"... (gruppo m, 1976, bompiani). comunque, grazie, gli esami non finiscono mai! g.v.
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