
Dopo l’immobilismo, l’azzeramento del Governo Regionale, forse questo la Sicilia non lo meritava. In un momento di piena recessione economica in cui gli enti pubblici possono e devono recitare un ruolo di primaria importanza per accelerare il percorso di ripresa, in Sicilia si rimette in discussione tutto e così equilibri, progetti, incentivi e promozione vengono drasticamente ad essere frenati, e il tutto in una regione come la nostra in cui spesso la committenza pubblica per il comparto privato rappresenta oltre il 50% del fatturato che, anche se è certamente un’anomalia è un dato con cui bisogna fare i conti. Si ci poteva aspettare un maggior senso di responsabilità da parte della classe politica e dello stesso Presidente della Regione nel lavorare ad una soluzione meno traumatica e penalizzante per i siciliani, una crisi di governo che matura senza neanche troppi pudori, sbandierando motivazioni che molto hanno il sapore di vecchi conti da pagare o far pagare a qualcuno, rancori personali o di corrente politica, cosa che istituzioni democratiche e moderne non dovrebbero proprio permettere, tantomeno esserne artefici.
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