Ci riuniamo i 9 affiliati regionali ricevuti, nel suo ufficio, da uno dei 2 consiglieri insulari dell’associazione nazionale. Per incontrarci in modo formale, de visu, escludendo chi è di casa, abbiamo percorso anche più di cento di chilometri, chi vincolato dagli esigui orari dei mezzi pubblici, chi percorrendo strade che, se si escludono alcuni tratti della PA-CT, definire carrozzabili sottintende una visione ottimistica della vita e della concezione che del traffico su ruote continua ad avere la gente del sud; chi , infine, perché assunto un impegno lo si porta avanti!
Il problema è, appunto, il portarlo avanti, se a doverlo fare ci si deve confrontare con un territorio assai vasto e, diciamo, “complesso” come lo è la Terra siciliana. In un territorio con una linea ferroviaria monorotaia, strade perlopiù monocorsia per senso di marcia, esclusi tratti + o – lunghi nei principali tronconi autostradali dove, al più si hanno, ancora e solamente, 2 corsie. Con un parco macchine circolanti cresciuto a dismisura e in modo (sic!) diversamente proporzionale al senso civico autostradale collettivo.
E dire che i 9 presenti non rappresentiamo che una parte limitata del territorio regionale. Difatti si decide agevolmente di rivederci nella zona di Enna, centrale ed abbastanza vicina a tutti: già, perché non c’è nessuno del trapanese, né del girgentino né del ragusano, come del messinese e del sud siracusano! Perché altrimenti si continuerebbe ancora a parlare di percorrere più di cento chilometri in auto.
Ci riuniamo, dicevo, discutiamo un po’ e deliberiamo. Pur essendo nella terra di Reina o forse proprio per quello, non ci scambiamo né un pizzino di carta né una sottolineatura né una firma. In compenso, dato che siamo tutti provvisti dei più raffinati sistemi di telefonia mobile e di collegamenti telematici in larga banda che, sebbene a singhiozzo, musciano funzionare anche da noi, e sottintesa l’influenza A e con essa anche le altre, considerando, inoltre, che pur trovandoci nella terra dei “vasa-vasa” ci siamo già scambiati pochissimi baci e abbracci all’arrivo, decidiamo che tanto, per quello che ci scambiamo lo possiamo, benissimo e con miglioramenti igienico-economici, fare in rete: il che rende procrastinabili gli eventuali incontri ennesi. Quanto ai nostri incontri sociali - eccezzion fatta per quelli a carattere nazionale che è meglio farli al nord che sono attrezzati meglio - seguono la sorte di tutto ciò che è sociale in un territorio in cui la comunicazione non vuole, o continua a non potere, diventare sociale ovvero comunicazione alla gente e non per la gente
Per fare un esempio, uno riesce ad arrivare in auto nel centro di Palermo. Dopo avere attraversato la periferia con i finestrini chiusi per il cattivo odore e aver fatto lunghe code dietro ai compattatori che smaltivano in minima parte i rifiuti accumulati, uno riesce a raggiungere un posteggio a ridosso del Teatro Massimo. Prima di spegnere il motore c’è già accanto il posteggiatore abusivo che cerca di vendergli il biglietto di parcheggio ad ore con un rincaro che né il gestore né tantomeno l’Amministrazione municipale si sognerebbero mai di poter fare, non impunemente almeno! Rincaro che, paradossalmente, si rivela giustificato visto che altrimenti si corre il rischio di acquistare un biglietto dall’edicolante all’angolo della piazzetta fra il Teatro e via Maqueda e metterlo sull’auto parcheggiata alle spalle del Teatro angolo via Volturno: rischia la multa! Nel centro di Palermo ci sono vari gestori che si contendono l’obolo per il parcheggio e spetta all’utente individuare come ed a chi pagare, chiedere in giro è del tutto inutile e, nella maggior parte dei casi, fuorviante. Ora, dato atto a chi la multa non si pone il problema di pagarla in quanto amico di un amico che prima o poi, forse, la può fare togliere, chi invece la multa non vuole prenderla in che razza di contesto comunicativo viene a trovarsi? L’intervento ordinativo del parcheggio, tanto più se a pagamento, e tralasciando gli odori ed il traffico, è indubbiamente un forte approccio comunicativo dall’Amministrazione al cittadino, nel nostro esempio al cittadino ospite , forte perché intimativo come lo erano i ponti medievali in prossimità delle cattedrali: “o paghi o stai fuori”, o paghi e ti attieni alle mia direttiva o ti metti nei guai con ciò che ti sta intorno. A quei tempi l’informazione era a senso unico, dal potere al popolo che rispondeva versando decime: non c’èra comunicazione e, tantomeno, comunicazione sociale, ai potenti interessava solo che le decime arrivassero e che la gente si arrangiasse come poteva… Giovanni Vitale